Venerdì 20 luglio duemiladiciotto inizieremo il primo incornto della serie, per ricordare Carlo Giuliani in modo
diverso, raccontando la storia degli altri compagni di cui di solito non
si parla, dalle strade, i campeggi, i concerti, i mediacenter
indypendenti e tanto altro materiale che ha preso la deriva schiacciato
dai processi mediatici mainstream.
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Dalle 19.00 chiaccherate preintroduttive al filmato e spuntini portati da casa.
Dalle
21.00 proiezione film documentario "Detour - canaglia a genova" sulla
deriva urbana dei giorni di Genova. Uscito nel 2002, reso di pubblico
dominio e pubblicato su archive.com nel 2010, rimasterizzato per l'occasione ad Agripunk.
A fine, chiaccherata e dibattito fino ad esaurimento.
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Sempre nel rispetto degli altri esseri viventi, di ogni specie.
Preintroduzione :
Rivolta di Genova - 20 luglio 2001
“Il
mondo capitalista o sedicente anticapitalista organizza la vita sul
modello dello spettacolo… Non si tratta di elaborare lo spettacolo del
rifiuto ma di rifiutare lo spettacolo”.
Sono passati 17 anni
dalle giornate del G8 e il cosiddetto movimento antiglobalizzazione è
andato disperso nelle vite che si intrecciano con le nuove tecnologie,
che sono riuscite a domare l'indomabile istinto umano di liberazione.
Ci
si appresta a celebrare l’ennesimo necrologio, ricordando i giorni di
Genova soltanto per la repressione poliziesca e per la morte di Carlo
Giuliani.
La forzata medializzazione degli ultimi anni, dai film ai
processi mediatici di attivisti e sbirri, il centrare la questione sulle
condanne, sui soprusi dei militari, sulla mattanza alla Diaz, ha
spostato i riflettori dalla rivoluzione incontebile che hanno scatenato
quei giorni.
Non mi voglio arrogare il diritto di parlare per lui, ma
se Carlo fosse vivo non vorrebbe che la sua morte facesse parte di quel
sistema giustificatorio-accusatorio-repressivo che si è creato intorno
ai fatti di Genova ma vorrebbe che chi racconta di genova lo ricordase
solo in calce ad una discussione più articolata di quello che lui ha
rappresentato in quel contesto di deriva urbana, un ragazzo
dell'anarchia, resistente al potere in difesa della la libertà.
Se la
polizia ha represso così duramente, è stato soprattutto perché si era
creata una situazione politica che era sfuggita di mano e Carlo Giuliani
è stato ucciso così brutalmente, rispetto ai modi molto più raffinati
con cui il dominio uccide e lobotomizza quotidianamente nel silenzio
milioni di suoi simili e meno simili, perché quel giorno assieme ad
altre migliaia di persone ha avuto il coraggio di rivoltarsi e resistere
al potere.
Il lamento e la celebrazione del lutto sono gli strumenti
per fare in modo che si continui a far passare in silenzio tutto quello
che fa tuttora male a tutti, tanto ai fedeli servitori dell’ordine del
mondo quanto ai suoi supposti contestatori.
Il mondo è cambiato.
Il
sistema del potere è stato costretto a rigenerarsi e reinventarsi a tal
punto di scatenare distruzioni di massa per attutire il colpo, cioè, la
fine sterile dello strapotere capitalista, in un secondo, assassinato
non dai rossi sovietici come si era sempre procastinato, ma bensì da un
ragazzo armato solo di un estintore rosso e una bandiera nera.
La
paura della fine ha scatenato gli imperi e con l'uso della forza
pubblica, sociale, militare ed economica, sotto miliardi di occhi più o
meno ignavi, la società ha fatto quel salto necessario all'elite per
mantenerne il controllo.
Internet si è rivelato per quello che si
diceva fosse stato solo concepito, cioè uno strumento militare di
comunicazione e controllo globale.
La famosa globalizzazione. L'impero mondiale del libero scambio delle merci. Ma non delle persone!
Guerre,
occupazioni militari, nazionalismo, droni che disintegrano ospedali e
abitazioni, le torri gemelle, le armi chimiche di saddam, la polizia che
ammazza di botte i ragazzi, sogni infranti, dittatori messi al potere e
poi massacrati insieme al loro popolo, hammamet e gli accordi segreti,
le primavere arabe, la guerra in libia, milioni di morti non
conteggiabili, in quello che da tanti storiografi viene già definito
come il terzo conflitto mondiale. (A)