Dopo un fine settimana intenso e molto piacevole grazie ad Alessandro e Augusta, Felix e Laura, Veronica, Barbara e Stefania con la squadra da Bologna e al banchino al Ne Pas Couvrir dove abbiamo gettato semini preziosi, questa settimana è iniziata all’insegna degli uccelli.
3 uccelli diversi, ognuno con una storia alle spalle, ognuno con un incidente di percorso ma ognuno con la stessa lieta sorte.
Il primo è un passerotto, ribattezzato ironicamente Salvino.
Cade dal nido, è molto giovane.
La madre e il padre iniziano a cercarlo disperati e non vedono che il piccino è stato acchiappato da Marì.
La gatta sacra lo acchiappa al volo e se lo porta via.
Inseguita in mezzo ai rovi in ciabatte, messa alle strette ed al grido di “echeccazzo Maria ho appena detto a tutti che sei il gatto antispecista e mi fai ste vigliaccate da gatto normale”, la micia lascia la preda e con agilità mai vista riesco a levarglielo dalle grinfie.
Lo portiamo in cucina, lo mettiamo al buio e gli diamo acqua e zucchero per riprendersi dallo shock.
Nel frattempo cerchiamo di capire da quale nido è caduto seguendo i movimenti dei genitori.
Con noi c’erano Felix, Laura e Irene.
Una volta individuato, con peripezie da circo, siamo riusciti a rimetterlo nella sua casetta ed abbiamo atteso impazienti che i genitori accorressero da lui esultando come pazzi quando questo è accaduto.
Nemmeno il tempo di finire di esultare che accade un’altra cosa.
Reginetta è una delle colombe dell’ex parco zoo di Cavriglia che qui hanno trovato la libertà.
E’ la più caratteristica di tutte: ha la coda più ampia di tutte, ha un delizioso ciuffetto sulla nuca ed è tutta sballonzolina, non so se per l’età o per la lunga prigionia insomma è la Reginetta.
Da qualche giorno invece di volare zampettava ma non si faceva prendere.
Leon, il mini-rott più buono dell’universo che gioca con le pecore, lascia i suoi compagni di gioco e la acchiappa.
Subito gliela leviamo, la esaminiamo con attenzione per vedere che non sia ferita ed appuriamo che sta benone e che il cane le ha solo lievemente spiumato la coda.
Però vediamo che comunque patisce, soffre e non capiamo cos’ha fino a quando non ci accorgiamo che ha un calcinaccio sul sederino.
La portiamo dal veterinario, la puliamo per bene, la teniamo separata dalle altre dandole da mangiare i suoi semini ma anche più frutta.
Dopo un giorno di diarrea, espelle degli ascaridi. Proviamo a liberarla ma vediamo che ancora non riesce a spiccare il volo quindi la riprendiamo e la teniamo un altro giorno in osservazione sempre alimentandola allo stesso modo e continuando a pulirle il sederino e notando che finalmente inizia a pulirsi anche lei da sola.
Oggi la abbiamo aperta e con 2 grandi balzi ha raggiunto le sue amiche sul tetto riunendosi al suo fidanzato.
Nel frattempo eravamo impegnati con un altro uccello, una gazza che ci ha portato Barbara insieme ad Osvaldo e alla moglie.
Trovata ferita e atterrata era stata soccorsa, curata e nutrita dalla graziosa signora di Bucine.
Guarita del tutto e prima che si abituasse all’uomo, ce l’hanno portata per liberarla.
Dopo qualche giorno di adattamento dall’alimentazione “umanizzata” all’alimentazione insettivora che più è nella sua natura, anche lei stasera ha preso il volo e pochi minuti fa è passata facendo un gran baccano insieme alle altre gazze che abitano qua intorno.
E tutt’ora ci girella qui sui tetti tanto che l’abbiamo ribattezzata MaryC.
Tutto questo mentre appena dietro al recinto delle maiale una giovane coppia di caprioli in amore correva nella macchia a pochi metri da noi facendoci sognare il giorno in cui anche Giacomino correrà nel bosco insieme alla sua compagna di vita visto che finito l’allattamento sarà reintrodotto in natura ad ogni costo.
E ci giunge anche la lieta notizia che i nostri animali sono stati riconosciuti finalmente dall’Asl del Valdarno come animali NON DPA (non destinati alla produzione alimentare) quindi non avranno più l’obbligo di essere catalogati da carne o da latte e non dovranno più tenere le marche auricolari.
Coloro che attualmente le hanno, sabato gli verranno levate e nessuno mai più che entrerà qua dentro dovrà averle.
Finalmente saranno veramente liberi di essere loro stessi.
Continuiamo a pensare che umanizzare gli animali, soggiogarli alla nostra volontà, credere che siano in nostro possesso è deleterio.
Non hanno padroni se non loro stessi e devono rispondere solo a loro stessi.
Nostro compito è soccorrerli se ne hanno bisogno, aiutarli ad affrontare un momento difficile e poi aiutarli a ritornare alla loro natura.
E noi stessi dobbiamo imparare da loro ossia riconoscere che siamo parte della natura e riabbracciare la nostra essenza più selvatica…solo così anche noi non saremo mai più servi di nessuno.
Se la società crede di poterci segare come alberi, facciamogli capire che siamo alberi si, ma alberi ferrati e che quindi non ci segheranno mai.