Questo è un aggiornamento al precedente articolo sullo Stop ai cacciatori nei fondi agricoli pubblicato qualche tempo fa. Ci siamo andati a leggere la sentenza in questione e i documenti di riferimento per poterne parlare con un pò più di consapevolezza (e per verificare se vero e fattibile).
Se andiamo a leggere la legge che tutela la conservazione della fauna selvatica, quindi la legge sulla caccia -LEGGE 11 febbraio 1992, n. 157 Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio. (GU Serie Generale n.46 del 25-2-1992 - Suppl. Ordinario n. 41) Entrata in vigore della legge: 11-3-1992- come primo articolo troviamo questo:
1. La fauna selvatica e' patrimonio indisponibile dello Stato ed e' tutelata nell'interesse della comunita' nazionale ed internazionale.
Cosa c'è di anacronistico in questa frase?
Intanto è anacronistico che la stessa legge che "protegge" la fauna autorizzi il "prelievo venatorio"
Ma questo è normale se riferito alla anacronistica frase di cui al punto 1: la fauna selvatica è patrimonio quindi proprietà dello Stato che significa che "IO" in quanto proprietario ti autorizzo a cacciare previo un compenso economico elargito sotto forma di tasse, permessi, patentini.
Ma anche sotto forma di finanziamento e supporto all'industria degli armamenti tramite l'acquisto di armi e munizioni.
Il secondo articolo recita:
2. L'esercizio dell'attivita' venatoria e' consentito purche' non contrasti con l'esigenza di conservazione della fauna selvatica e non arrechi danno effettivo alle produzioni agricole.
Quindi si può cacciare ma non determinate specie che sono a rischio estinzione ed a patto che non si arrechi danno alle coltivazioni, giustamente visto che spesso l'attività venatoria viene usata come contrasto ai danni causati dai selvatici proprio alle produzioni agricole.
Ma manca qualcosa... secondo noi dovrebbe esserci un ulteriore punto: e purchè non arrechi danno o distrurbo alle persone ed agli animali non coinvolti nell'attività venatoria e non coinvolti nei "benefici" di tale attività ossia purchè non distrurbi la tranquillità e la sicurezza di chi non svolge l'attività venatoria ma anzi, ne è pure infastidito o messo in pericolo dall'esercizio di tale attività.
In tutto il resto della legge questo piccolo ma significativo dettaglio, non esiste.
Di recente è uscita la notizia della sentenza della Gran Corte Europea del 2013 dove, sulla base dell'9° articolo della Convenzione Europea dei diritti dell'uomo, riconosceva il diritto all'esercizio dell'obiezione di coscienza venatoria.
Il famoso articolo 9, usato nella suddetta sentenza, recita:
ARTICOLO 9
Libertà di pensiero, di coscienza e di religione
1. Ogni persona ha diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione; tale diritto include la libertà di cambiare religione o credo, così come la libertà di manifestare la propria religione o il proprio credo individualmente o collettivamente, in pubblico o in privato, mediante il culto, l’insegnamento, le pratiche e l’osservanza dei riti.
2. La libertà di manifestare la propria religione o il proprio credo non può essere oggetto di restrizioni diverse da quelle che sono stabilite dalla legge e che costituiscono misure necessarie, in una società democratica, alla pubblica sicurezza, alla protezione dell’ordine, della salute o della morale pubblica, o alla protezione dei diritti e della libertà altrui.
La sentenza ha accolto quindi l'obiezione all'attività venatoria come una libertà di pensiero e una libertà di "credo" o "etica" minato dall'attività venatoria svolta nel proprio terreno.
Leggendo un pò questa Convenzione, ci incuriosisce anche l'articolo 8:
ARTICOLO 8
Diritto al rispetto della vita privata e familiare
1. Ogni persona ha diritto al rispetto della propria vita privata e familiare, del proprio domicilio e della propria corrispondenza.
2. Non può esservi ingerenza di una autorità pubblica nell’esercizio di tale diritto a meno che tale ingerenza sia prevista dalla legge e costituisca una misura che, in una società democratica, è necessaria alla sicurezza nazionale, alla pubblica sicurezza, al benessere economico del paese, alla difesa dell’ordine e alla prevenzione dei reati, alla protezione della salute o della morale, o alla protezione dei diritti e delle libertà altrui.
Ci viene quindi da chiederci, volendo forzatamente fare quelli che guardano alla legislatura e alla sua applicazione, visto che quando ci si appella contro la caccia le motivazioni che ci vengono date riguardano esclusivamente la legislazione (i metri di distanza, i fondi chiusi ecc ecc), se l'attività venatoria causa una privazione della libertà individuale, è una lesione alla vita privata e familiare o, come spesso, è una violazione del proprio domicilio... perchè non potersi opporre?
L'attività venatoria è necessaria alla sicurezza nazionale? Alla pubblica sicurezza?
Secondo alcuni si, visto e considerato che un animale selvatico che si avvicina ai centri abitati perchè attirato dai rifiuti lasciati a bordo strada o perchè ha il proprio territorio invaso da ulivi, viti e coltivazioni varie, viene ritenuto un pericolo.
Ma non è forse più sensato ridurre il problema dei rifiuti abbandonati o tutelare un pò di più l'ambiente montano, per esempio?
Comunque, se un selvatico è un problema per la pubblica sicurezza dipende anche dalle persone che sono a contatto con questo animale e se effettivamente lo considerano un pericolo.
Quindi se per una persona questo animale non rappresenta un pericolo, non lo è.
Poi, il benessere economico del paese... questa per ora la saltiamo perchè merita un discorso approfondito.
Difesa dell'ordine e prevenzione dei reati, protezione della salute e della morale: sulla difesa della morale potremmo dire che se la mia morale è contro la caccia allora anche la mia morale deve essere rispettata e tutelata.
Protezione dei diritti e delle altrui libertà: vero, un cacciatore potrebbe dire che paga lo Stato quindi ha il diritto di cacciare e la libertà di farlo dove gli pare, però se il nostro diritto è quello di non essere molestati dai rumori e dai rischi causati dalla caccia, non deve essere rispettato?
Vale di più il diritto del cacciatore?
Forse le altre persone, anche se contrarie alla caccia, non pagano abbastanza tasse per avere il diritto alla tranquillità?
E l'altrui libertà? Ossia quella di poter fare passeggiate nel bosco o in campagna senza essere investiti dai pallini, ad esempio, vale sempre meno di quella di un cacciatore?
Oppure la libertà di stare tranquilli anche solo dentro alla propria terra?
Si considera solo il danno alle coltivazioni, tanto che uno dei divieti concessi riguarda proprio per "coltivazioni in atto" e ci devi mettere pure da quando a quando.
Ma il danno alle persone? Anche solo morale o etico?
Secondo questi dati Eurispes il 68,5% della popolazione è contraria alla caccia.
Sono troppo pochi? Non crediamo visto che sono dati presi a campione e sicuramente sono molti di più.
Ma torniamo al "benessere economico del paese".... che su questo ce n'è abbastanza da dire...
Intanto esaminiamo il mercato della armi, in questo articolo di luglio del Corriere si evince che:
nonostante la possibilità di fare un censimento di ogni singola arma legalmente detenuta, questo tipo di informazione non è reperibile e lo stesso ministero dell’Interno, al momento, non riesce a pubblicizzare il dato, anche se il mercato delle armi non militari fattura circa 800 milioni di euro l’anno nutrendo un indotto da quasi otto miliardi di euro.
Quindi nemmeno loro sanno quante armi circolano nel territorio ma sanno benissimo quanto fatturano.
Ecco il benessere economico del paese... che non è rappresentato dalle nuove entrate del nuovo mercato di carne di animali selvatici, è rappresentato sempre e solo dagli interessi di Beretta e co. che producono armi per la piccola guerra privata tra cacciatori e selvatici ma anche per le grandi guerre essendo l'Italia uno dei più grossi fornitori di armi per le guerre e i colpi di Stato fascisti di almeno mezzomondo.
Per concludere il nostro essere legalisti-per-un-giorno quindi, che si potrebbe dire?
Che è ora di provare a chiedere l'obiezione di coscienza venatoria, se e quando riteniamo che l'attività venatoria stessa metta a repentaglio la nostra sicurezza e, soprattutto, la nostra libertà o la nostra etica.
Senza nemmeno entrare nel merito delle varie leggi Regionali, perchè il diritto ad essere contrari ad avere intorno persone armate, con fucili che a volte sparano anche ad una distanza di 3 km, va oltre qualsiasi delibera regionale e oltre a qualsiasi confine.
Noi proveremo a farlo ed invitiamo tutt* coloro che sono contrari alla caccia a provarci.
Per concludere invece smettendo di guardare alle legislazioni, ai sondaggi, ai dati ufficiali... prendendo però spunto dal famoso 1° punto della legge sulla caccia dell'inizio, guardando all'errore primo attuato da un sistema specista.... la fauna selvatica è patrimonio indisponibile dello Stato.
Ancora una volta, l'animale diviene oggetto, diventa "da qualcosa" e "di qualcuno".
Secondo un'aulica visione potrebbe essere egoisticamente letta come "la fauna selvatica è anche MIA e quindi posso decidere se è perseguibile oppure no", se fossimo individui a cui interessa l'appartenenza ad uno "stato".
Non essendolo ma considerandoci, anche se limitatamente dalle circostanze, abitanti di un unico pianeta dove i confini sono solo tracciati economici e politici utili solo a negoziati e guerre, questo primo punto ci da noia per un solo e unico motivo: nessun individuo può essere considerato merce, proprietà, schiavo di nessuno ma deve essere libero.
Libero di vivere come gli è più consono considerando le libertà altrui.
Un animale selvatico deve essere ovviamente tutelato dal territorio dove abita, ma tutelato non perseguito.
Siamo convinti che un equilibrio si può trovare anche senza ricorrere ai stermini di massa che producono, come effetto collaterale, la necessità per le specie cacciate di riprodursi maggiormente (si chiama istinto di prosecuzione della specie).
E qui si arriva ad un altro nonsense assurdo.
La tutela di fatto c'è.
Ci sono centri specializzati per il recupero, la riabilitazione, il reinserimento in natura della fauna selvatica.
Qui il nostro cervello va in tilt.
Come può un ente di qualsiasi tipo autorizzare prima: caccia, coltivazioni intensive, cementificazione senza tener conto di: cattiva gestione dei rifiuti, necessità di aree tutelate, libertà dei singoli individui per poi gestire: soccorsi, cure, riabilitazione e reinserimento.
Praticamente si mettono in atto tutte quelle manovre che portano gli animali selvatici ad essere senza un territorio ed affamati, vengono soccorsi se feriti o in difficoltà per essere reintrodotti in territori dove poi può andare tranquillamente un qualsiasi omino in mimetica a farli secchi.
Se l'obbiettivo è ridurre il numero di tali animali, che senso ha salvarli e curarli per riconsegnarli nelle mani di chi poi gli spara?
E' lo stesso controsenso che ritroviamo nel "benessere animale" negli allevamenti ed è lo stesso dubbio che poniamo ai veterinari che operano in questo settore: come si può curare un animale per poi condurlo al macello?
Tutto questo rimane legato alla concezione antropocentrica che l'uomo ha dell'animale, quando rifiuta di prendere atto che è l'uomo stesso un animale.
Un animale che non accetta di esserlo perchè, sempre grazie ai concetti specisti, essere considerati animali è ritenuto offensivo invece che essere concepito come una grande verità e quindi motivo di consapevolezza e autodeterminazione.
Un animale che continua a rinchiudere gli altri animali dandosi come giustificazione il fatto che lui appunto, non è un animale, è evoluto e quindi "copevolizzando" gli altri animali che secondo lui non si sono evoluti, sfruttandoli e schiavizzandoli.
Ma quale animale davvero invece andrebbe contenuto e dovrebbe darsi una regolata in quanto fautore dei tanti, troppi danni all'ambiente ed agli ecosistemi dove vive?
Quale se non proprio l'animale umano?
E tutto questo antropocentrismo abbaglia a tal punto da non far capire agli stessi politici, cacciatori, allevatori, macellai, venditori di armi ed attrezzi vari per lo smembramento delle carni, che siamo tutti bestie da macello, che siamo tutti allevati e che un giorno saremo tutti sgozzati.
Però nel mentre abbiamo il nostro bel sistema che ci cura e riabilita.