Avevamo iniziato ad analizzare come 3 delle principali motivazioni per convincere una persona a smettere di mangiare carni e derivati, fossero altamente antropocentriche e, purtroppo, confutabili.
Motivazioni spesso valide e spesso usate dalle campagne animaliste però spesso hanno portato ad un rapporto errato con l'altro, altre ad un allontanamento dall'etica antispecista e ad alcune il sistema ha posto rimedio studiando e sviluppando soluzioni.
La prima motivazione è quella legata al paragone "uno lo mangi, l'altro lo coccoli" che tende ad assimilare gli animali da reddito a quelli domestici (trattata qui), la seconda motivazione è quella salutistica (trattata qui), la terza è quella legata all'inquinamento degli allevamenti intensivi che tratteremo ora.
Gli allevamenti intensivi inquinano, quello è ovvio.
La produzione di liquami, il consumo enorme di risorse energetiche, l'annullamento di intere biodiversità dovuto alla cementificazione di aree isolate dai centri abitati, la produzione enorme di rifiuti di ogni tipo a volte seppelliti insieme alle carcasse, sono senza ombra di dubbio problematiche degne di nota che dovrebbero scoraggiare chiunque dal finanziare queste attività al di là della questione animale.
Senza contare che per produrre i mangimi si alimenta il disboscamento per creare monoculture iper-resistenti e il conseguente ampio utilizzo di pesticidi che, trasportati dall'aria o dalle falde acquifere, annientano anche i boschi circostanti, dove ancora c'è la fortuna di trovarne qualcuno.
Come si dice giustamente nel film documentario Cowpiracy, ogni persona che ha a cuore la salute e la sopravvivenza dell'ambiente e del pianeta nel quale viviamo, non può ignorare quello che comportano gli allevamenti intensivi.
Ancor meno lo possono ignorare coloro che hanno a cuore la liberazione animale.
L'industria della carne è potente e il documentario stesso è stato boicottato ed è stata difficile, all'inizio, la sua diffusione.
Ora per fortuna è stato visto da milioni di persone ed in ognuna di quelle persone ha sicuramente scatenato riflessioni importantissime.
Però, proprio perchè l'industria della carne è potente, la stessa ha già provveduto a cercare di salvarsi la faccia e qualche associazione ha iniziato a sfruttare la cosa nel nome del "benessere animale" promuovendo la "carne felice" ossia allevamenti estensivi o modello fattoria dove gli animali vivono una vita dignitosa ma dove, sempre e comunque, muoiono macellati.
L'animale rimane comunque un "bene" sacrificabile, l'importante è che il suo allevamento non crei danni all'uomo secondo una visione specista che ancora una volta porta l'uomo stesso al centro delle esistenze dimenticando di vedere le cose da un punto di vista a 360°: sfruttamento animale (umano e non), sfruttamento ambientale, sfruttamento economico, bio ingegneria, interessi politici ecc ecc ecc.
Informandoci sulla questione della mega porcilaia di Ceneselli inoltre, abbiamo scoperto cose interessanti riguardanti il tentativo di porre rimedio alla questione inquinamento.
Ci aveva anche incuriosito questo articolo riguardante Fieragricola a Verona: FierAgricola inaugura con sconto (16%) su energia-accordo Mipaaf_Enel e, analizzando le 2 questioni, ci siamo resi conto di una realtà sconcertante.
La mega porcilaia è strettamente collegata ad un impianto a biogas nato in maniera "strana" come si evince in questo articolo e l'accordo sugli sconti energetici agli allevatori, potrebbe essere a sua volta collegato.
In sunto, il messaggio lanciato è che gli allevamenti intensivi possono non inquinare se servono per produrre energia.
Molti allevamenti hanno iniziato ad utilizzare questo sistema con l'integrazione di centrali a biogas-biomasse e sorgono aziende che si specializzano in questo mercato.
Cosa ci dice tutto questo?
Che come al solito, il sistema ci lascia esporre un problema solo quando ha già la soluzione a portata di mano.
Quindi anche il puntare solo sull'inquinamento e sulle esigenze dell'uomo, scatena argomentazioni contrastanti.
Altra questione, la vicinanza di centrali a biogas e allevamenti con i poli santitari.
In questa commissione europea del 2014, si parla dell'utilizzo dei rifuti per creare mangimi per gli animali e risale al 2012 lo scandalo del prosciutto di Parma, Modena e S. Daniele fatto con maiali alimentati con rifiuti anche di origine animale.
Se uno fosse complottista e paranoico potrebbe anche arrivare a pensare che un giorno qualcuno potrebbe avere la brillante idea di alimentare i maiali con i rifiuti, anche ospedalieri.
Ma se le centrali a biogas funzionano anche con i nostri rifuti, perchè usarli per alimentare gli animali per poi utilizzare le loro deiezioni come "carburante"?
Non si potrebbero usare direttamente questi rifiuti ed evitare il sorgere di nuovi allevamenti?
Certo, ma si spezzerebbe la catena di interessi.
Allora ci dicono che bisogna farlo perchè è maggiormente conveniente.
Non importa a nessuno se per accendere una lampadina bisogna deviare il corso di un fiume, sventrare la terra per cercare carbon fossile, immettere nell'aria sostanze tossiche quindi figuriamoci se bisogna rinchiudere migliaia di maiali, mucche ecc per sfruttare le loro deiezioni, oltre che le loro membra.
A nessuno importa se le centrali stesse a biogas sono rischiose come si può leggere qui e qui.
Stesso discorso vale per le energie alternative, da fonti rinnovabili, che sembrano essere una buona via di mezzo, ma le quali consentono sempre agli allevatori di produrre energia dallo sfruttamento.
Infatti tetti interi di capannoni sono sostituiti con pannelli solari che producono energia per tenere accese le luci artificiali dentro allo stesso capannone, interi campi sono coltivati a pannelli anzichè a girasoli, le pale eoliche si stagliano tra le vallate come nuovi mulini a vento contro i quali lottare e per innalzarle vengono spazzati via interi boschi.
E in tutto questo agli allevatori viene fatto lo sconto, come se fossero loro a salvarci dalla crisi energetica dimenticando che poi di fatto continuiamo a dipendere da fonti energetiche devastatrici tipo il nucleare che importiamo dai paesi vicini.
L'allevamento non è mai sostenibile.
Per tutti questi motivi ma per alcuni specialmente: gli animali dentro ci muoiono, le persone che ci lavorano sono sottopagate e schiave della grossa distribuzione, l'ambiente circostante ne soffre, l'agricoltura tradizionale scompare, aumentano rifiuti difficili da smaltire, si arricchiscono le multinazionali della chimica che producono integratori e vaccini aumentando la sperimentazione di nuovi farmaci.
Iniziamo a far capire alle persone che un nuovo modo di concepire il mondo è necessario, ma facciamolo a 360° perchè fino a quando un solo problema verrà ignorato, una sola discriminazione verrà accettata, un solo regime verrà elevato non se ne verrà mai fuori e nulla mai cambierà.
Spunto di riflessione.
Non solo letame.
Leggete qui.
***AGGIORNAMENTI! Il progetto da 13.000 suini è decaduto, ora ripartono all'attacco con il progetto originario, già approvato dalla Regione Veneto, per quello da 22.000 con annesso impianto a biogas. Notizia del 21-4-2016.
*** AGGIORNAMENTO: La porcilaia non si farà. Notizia del 27-6-2016.